Uno studio pubblicato su Milano Finanza certifica che la nostra serie A si è rivelata il terzo settore industriale in Italia. Il conto valore (798 milioni) degli asset acquistati (i cartellini dei calciatori) è risultato inferiore soltanto a quello degli Enti Pubblici (3 miliardi e 700 milioni) e istituzioni finanziarie (1 miliardo e 125 milioni) e questo a seguito di un’analisi condotta nei mesi di luglio e agosto (il periodo del calciomercato) nei principali Paesi europei. I più spendaccioni si sono rivelati gli inglesi con un miliardo e mezzo investito ma noi li seguiamo a ruota con i nostri 798 milioni piazzandoci al secondo posto e precedendo da Ligue 1 (762 milioni), la Bundesliga (553 milioni) e la Liga (542 milioni). Si ha così la conferma di quanto ormai il business del pallone sia tra i più importanti nel Vecchio Continente. In Italia soltanto il comparto pubblico (composto da Governo, Enti e Agenzie statali) e quello delle istituzioni finanziarie ha mosso più denaro nei due mesi estivi rispetto al calcio.
Al di sotto del calcio si collocano tutti gli altri settori manifatturieri. Da quello dei beni industriali (290 milioni) per passare a quello energetico (236 milioni). Dopo l’Inghilterra e l’Italia arriva quindi la Francia ma il suo dato è gonfiato dalla spesa monstre del PSG per Neymar e Mbappé. All’interno della Francia la Ligue 1 si classifica ottava tra i comparti industriali del mercato transalpino. In Spagna la presenza di due colossi mondiali del settore calcio come Real Madrid e Barcellona ha fatto schizzare il business del pallone al primo posto con un conto valore di 542 milioni. Mentre in Italia solo Enti Pubblici ed istituzioni finanziarie hanno mosso più soldi del calcio, in Spagna il pallone regna sovrano.
Le nostre istituzioni spendono non poco, ma il calcio tira. E questa è una prova lampante. L’Italia e il mondo del pallone, un binomio inossidabile…